Il meraviglioso e il sogno
Simbolo ed evocazione nell’opera di Vincenzo Ridolfini
L’arte di Vincenzo Ridolfini appartiene all’onirico, a quel mondo magico e segreto ove l’uomo non è più vigile sui propri pensieri e libera l’inconscio da tutti i vincoli, creando un susseguirsi d’immagini di carattere simbolico. L’artista giunge, attraverso le sue opere, ad un piano “superiore” poiché fonde le due realtà che sono alla base della vita, ovvero quella della veglia e quella del sogno. Compaiono, così, accostamenti inconsueti di elementi diversi appartenenti a categorie distinte, le quali, nel mondo reale, sono impossibili da conciliare. Forte è l’ispirazione ai mondi di Joan Mirò con le sue geometrie colorate e sospese, a Max Ernst con le sue figure antropomorfe fuse fantasiosamente, a René Magritte con le sue rappresentazioni alterate ed irreali. Vincenzo Ridolfini accoglie le suggestioni bretoniane e le personalizza attraverso un linguaggio pittorico volto a mostrare il mistero che aleggia nella realtà.
Nell’opera dell’artista vi è l’eco della poesia di Jarry e Lautréamont, l’interesse all’esplorazione degli strati più profondi della personalità, al sovvertimento delle regole logiche perché si possa accendere l’attenzione sui significati latenti dell’immagine. L’artista con tale, articolata indagine, propone la rivalutazione del meraviglioso, del desiderio, della follia, cioè di una nuova dimensione attraverso associazioni incongrue e inconsce slegate dalla cristallizzazione del quotidiano.
Compare sovente l’occhio, ancestrale simbolo d’introspezione, di specchio dell’anima ma anche di coscienza selvaggia come nei Ciclopi. Una valenza esoterica e mistica anche nell’opera di Vincenzo Ridolfini: risveglio interiore, intuizione e trascendenza, spesso posto quale protagonista al centro del dipinto.
Antonella Nigro .